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7 Maggio 2013

Macroeconomia e microeconomia per dummies

Mo ci sta ‘sto fatto che il guru scende tra i discepoli e dice loro di non occuparsi di macroeconomia; questi lo hanno preso in parola, infatti si occupano di microeconomia e quindi delle tasche loro. Ricordate la storia dei costi della politica? Bene, tra questi non rientrano quelli della diaria e dei rimborsi vari perché, secondo questa logica, quelle sono spese vive da rendicontare per la trasparenza; però con quello che rimane ci vogliono fare i cazzi loro (parliamo dei pentastellati). 

Bene, al popolo bue ‘ste cose vanno bene. In fondo quei poveri ragazzi lavorano nell’interesse della collettività, e qualche spicciolo lo fanno già risparmiare.
Dicevamo della macroeconomia, definirla non è una cosa semplice. Si viaggia sui massimi sistemi e le correnti di pensiero  sono le più disparate. Sono curioso di capire qual’è quella a cui fa riferimento il guru. Intanto la cruda realtà ci dice che la disoccupazione aumenta, e che prima del 2020 non ci saranno cazzi il massimo che possiamo sperare è che scenda al 9% per quella data. Badate bene in questi dati non compaiono i disoccupati scoraggiati, e l’Istat dice che sei disoccupato se non lavori da almeno sei mesi, e se hai fatto qualcosa per cercarti un lavoro. Se poi uno allarga l’indagine e ci mette dentro anche quelli che sono precari da una vita, o che lavorano part time, il quadro diventa ancora più grigio.
La piena occupazione è un’utopia. Basterebbe solo leggere le statistiche dei paesi occidentali degli ultimi 30 anni. Finita quella che fu chiamata l’età dell’oro (anni 60/70) è iniziato il triste declino.
E allora se è un’utopia a che servono tutti i discorsi e le preoccupazioni che si sentono in giro? Fondamentalmente a due cose:
la prima, rendere ancora più ricattabile chi un lavoro ce l’ha già, e fare in modo che chi ci entra lo faccia con sempre meno garanzie e diritti e a costi più bassi.
la seconda garantire quella parte di ricchezza sempre più appannaggio di élite impegnate a garantirsi rendite di tutti i tipi, e in tutti i modi. Uno di questi è spremere quello che, ecumenicamente, viene definito fattore della produzione (uomo). La carne viva. Quelli che nessuno definisce più in termini di classe e di interessi perché fa più fico parlare di consumatori. E si sa che il massimo dell’interesse di un consumatore è qual’è il nuovo modello dell’iphone. Cazzo gli frega dell’affitto o del mutuo.
‘Sto fattore della produzione è un soggetto strano, essendo anche consumatore ed entità biologica ha bisogno di consumare per vivere. Per farlo usa quello che i signori gli danno come salario, con una parte di questo lui ci vive e ci si arrabatta comprando “sogni”. Se non gli basta fa debiti. Il debito è in primo luogo una condizione di sudditanza “morale”, una roba su cui nella notte dei tempi ci hanno fatto pure i pilastri di un po’ di religioni. Sono anche una bella corda al collo per la tua vita, i debiti. Mettici anche mogli e figli e poi mi racconti. Immaginate quelli che cedono il quinto dello stipendio quanta voglia hanno di scioperare per migliorare le loro condizioni, ad esempio.
 Qualche antropologo dice che crediti ed i debiti hanno dato il là alla creazione del denaro come mezzo di riconoscimento, e certificazione pratica, di quell’impegno morale. Dicevamo dei debiti, sui debiti si fa business, si gioca sul grado di rischio e si prestano soldi. Però, siccome quelle élite hanno sempre più bisogno di spremerlo ‘sto fattore della produzione capita che un bel giorno, quando non gli conviene, vanno da un’altra parte dove costa meno e a quello gli danno un bel calcio nel culo.
E lì ti cade il mondo addosso. Ma mica solo a te. Tutta la fuffa legata a questi semplici principi inizia a scricchiolare e viene giù. Che poi è una cosa strana se ci pensi, sulla fuffa quei signori ci vogliono spremere ancora di più. Mica è un caso se anche la monnezza è diventato un business.

Naturalmente sotto le macerie ci rimangono i più deboli, gli altri o sono impegnati a cercarsi un nemico fuori dalle mura di casa o pensano che in fondo basta rimettere a posto l’equazione “produzione moneta=produzione lavoro” per risolvere tutto. Oppure corrono dietro alla chimera del posto di lavoro fisso, alla condizione che devi essere disposto ad accettare un po’ di merda per non so quanti anni.
E’ crudele ‘sto mondo, lo so. E voi pensate solo perché siete laureati in cazzologia di meritare di più e di diventare ricchi. Basterebbe solo ripassare un po’ di geometria e ricordare come è fatta una piramide e capire dove state voi per iniziare a ragionare, e pensare  che o la rovesci la piramide oppure non ci sono cazzi. Devi sperare di diventare onorevole e di poter contare sulla diaria.