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8 Maggio 2013

Sono ancora qui e vivo

Non ho fatto il conto degli aghi che fino ad oggi mi hanno infilato nelle vene, nelle braccia, nelle gambe, sul costato, sulla pancia.

Non percepisco il dolore, cerco di allontanarlo da me, ho proiezioni nei sogni di come sono fatto dentro, delle mie ossa viste in tutte le radiografie possibili ed immaginabili, cranio, costole, colonna vertebrale, bacino, il pulsare del cuore visto in un monitor, ascoltato prepotente uscire fuori e penetrarmi nel cervello con un unico messaggio: prova a resistere ed a vivere.

Sono sospeso ad un filo, con una mano mi tengo a qualcosa che spero non sia troppo esile, continuo a misurare lo spazio che percorro tutti i giorni, a percepire ogni secondo ed ogni minuto come qualcosa di meraviglioso perché prezioso. Avere la coscienza tangibile della morte, della sua presenza discreta è qualcosa che mi porta a considerare quello che vedo muovere sotto di me, sotto lo sguardo che abbraccia tutto, come un semplice mezzo di trasporto. E’ il mio corpo ed ora lo percepisco come qualcosa di estraneo, la coscienza che ho di me è fuori dalla materialità della mia carne, dalle sensazioni fisiche che provo; è qualcosa di sospeso che mi pare indipendente. Mi sembra quasi di galleggiare eppure mi avverto in me come qualcosa di distinto. Sono sensazioni che non riesco a spiegare razionalmente, che avrebbero bisogno di un pubblico di allucinati e persi.
Sto ancora qua, ed è incredibile. Si vive.