Archive for ‘economia’

27 settembre 2013

Il debito, la Camusso e le brigate rosse

La Camusso è preoccupata perché quelli che si sono comprati la Telecom sono pieni di debiti. la camusso vive su Marte, ogni tanto spara una minchiata e poi torna a fare tortellini (sempre su Marte).
C’è una qualche azienda che non viva sui debiti? C’è qualche stato (tra quelli occidentali) che non sopravviva grazie ai debiti? E’ il capitalismo bellezza, dovresti saperlo che funziona così da tempo immemore e che fino a quando quei debiti te li puoi pagare nessuno rompe il cazzo. Che tu sia un rapace capitalista, un imprenditore etico (ho scoperto che ci stanno pure questi), o una banca etica (altra presa per il culo come il commercio equo e solidale) fino a che rimborsi tutto va bene madama la marchesa. Questo presuppone che alcuni meccanismi continuino a funzionare, per alimentare la crescita che permette di ripagare i debiti che permettono di fare gli investimenti; ad esempio occupazione e redditi volti al consumo. Se ‘sta roba s’inceppa sono cazzi acidi. Da qui la frenesia della crescita continua, perché senza quella i debiti non si pagano e, in questo sistema, se non si pagano i debiti vai dal culo. Con tutte le conseguenze che ciò comporta.Quindi perché continuare a dire niente? Adesso copio qualche considerazione scritta su quella che è la struttura del capitalismo nostrano. E’ una roba del 2007, scritta dal sottoscritto, e tra gli ispiratori un libro che si intitola “L’ape e il comunista”. Una cosetta scritta da quei cattivoni delle brigate rosse. Niente paura, non è una chiamata alle armi, solo un contributo per dire che ogni tanto bisogna applicare al fare il sapere. Quantomeno per cercare un punto di riferimento che dica quale direzione prendere. Quello che ne viene fuori è che qui per noi in questo sistema con queste regole e in questo universo mondo non c’è speranza.

Struttura produttiva e classi sociali

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Qual’è il cuore della struttura produttiva italiana e qual’è il taglio delle aziende nazionali? Il posizionamento nell’economia del terzo millennio? E la classe operaia che cosa è oggi?
Su questi argomenti sentiamo tutto ed il contrario di tutto.
E’ un fatto che, a livello internazionale, si intensificano quei processi (in particolar modo nei settori strategici di dominio)di aggregazione che fanno della grande impresa il nodo centrale del modo in cui si organizza l’intera filiera dell’apparato produttivo.In questo scenario l’Italia evidenzia alcune arretratezze di carattere storico manifestando una realtà fatta da una nebulosa di piccole e medie aziende che fanno fatica a stare sul mercato e reggere la competizione a livello internazionale.

L’origine di questo elemento lo possiamo ritrovare nella evoluzione dell’apparato produttivo dal primo dopo guerra ad oggi.

Per avere un’idea della capacità produttiva del paese all’epoca in confronto a quella della Germania, possiamo fissarla a 10% rispetto ai tedeschi.
Gli investimenti americani, permisero alla RFT uno sviluppo economico rapidissimo. tanto per avere un’idea le quote di mercato tedesche nel 55/56 nella chimica organica a fronte del nostro 3,24% erano del 28,17%, negli strumenti di precisione rispettivamente del 36,77% contro il nostro 2,03%, macchine elettriche 19,14% contro il 1,69%.

E’ indubbio che il capitale investito in Germania ebbe l’obiettivo di rimettere in moto un tessuto industriale già esistente a fronte di una realtà italiana in cui si dovette partire dal livello più basso: artigianato, piccola impresa ed agricoltura.
Questo sviluppo tardivo ha sicuramente determinato le condizioni per una polverizzazione dell’apparato produttivo ed un suo sviluppo piuttosto limitato.

La nostra lentezza e la struttura dei settori che compongono l’apparato produttivo italiano dipendono anche dalla divisione internazionale del lavoro che il capitale ha prodotto. E’ evidente che la spinta al rinnovamento tecnologico ed alla crescita degli impianti (composizione tecnica ed organica del capitale) è ben diversa per chi produce scarpe, tessuti ed elettrodomestici e per chi opera in settore come strumenti di precisione, elettronica o acciai speciali.
Si può dire che l’industrializzazione del nostro paese è stata una “industrializzazione rachitica”.Non è stata abbastanza prolungata nel tempo da permettere la costruzione di un tessuto industriale integrato, ma ha conservato una polarizzazione simile a 40 anni fa, con la grande industria concentrata a livelli europei e la piccola e la piccolissima estremamente polverizzata che fatica a coagularsi in medie imprese.
L’opinione he abbiamo è che questa situazione vada a collocarsi nella collocazione subalterna dell’economia italiana all’interno della divisione capitalista internazionale del lavoro.

In questo contesto le uniche aziende manifatturiere di un certo peso rimangono, Fiat, Pirelli ed il gruppo Finmeccanica.Se guardiamo alla capitalizzazione, cioè al valore di borsa delle aziende, ci sono solo 10 aziende italiane tra le prime 500 del mondo (classifica Forbes 2005). Di queste la maggior parte fa parte di aziende del settore finanziario (banche/assicurazioni), servizi (telefonia),energia.

Nelle prime 500 aziende per fatturato nel mondo, l’unica azienda manifatturiera di un certo peso rimane la Fiat.Da notare che le prime 10 aziende dell’elenco appartengono ai settori dell’automotive e del petrolio.

Le tabelle pubblicate dall’istat fotografano una situazione del tipo di azienda dal punto di vista del n° di addetti che è il seguente:

fatta base 100 delle aziende attive
Il 58,5 ha 1 addetto ed occupa il 15,2% dei lavoratori
il 36,5 ha da 2 a 9 addetti ed occupa il 31,7% dei lavoratori
il 3,2% ha da 10 a 19 addetti ed occupa l’11% dei lavoratori
il 1,3% ha da 20 a 49 addetti ed occupa il 9,7% dei lavoratori
lo 0,5% ha da 50 a 249 addetti ed occupa il 12,5% dei lavoratori
lo 0,1% ha più di 250 addetti ed occupa il 19,9% degli addetti
Per quanto riguarda il n° assoluto suddiviso per macro attività, questa è la situazione:

525 mila imprese sono industria in senso stretto
585 mila imprese di costruzioni
1 milione 500 mila commercio ed alberghi
1 milione 700 mila altri servizi

I primi due settori per fatturato sono :
-metalmeccanico
-alimentare

In questo contesto emergono alcune considerazioni di ordine generale:

-la polverizzazione delle aziende ed il numero di addetti per azienda correlato alle leggi che hanno ulteriormente indebolito sul fronte dei diritti il mondo del lavoro, vanno nella direzione di un accentua mento del tasso di sfruttamento della manodopera e della crescita dei rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori. Osservazione questa confortata dai dati sugli infortuni e gli incidenti mortali che, a fronte di un ridimensionamento del fenomeno in termini generali, vede una crescita significativa ed in controtendenza su due categorie :
-lavoratori precari in genere
-lavoratori extracomunitari

Sul fronte del salario, un mondo produttivo fatto da piccole aziende offre il fianco ad uno sfruttamento illegale della manodopera (lavoro nero) ed un freno alla crescita dei redditi dei lavoratori.
Se questo è accompagnato dalla intensificazione del ricorso di contratti a termine sia per le grandi aziende che per le aziende pubbliche e dello stato, il quadro di quella che è la situazione in termini di potere negoziale dei lavoratori dimostra una loro debolezza strutturale nelle relazioni con la controparte.

Di fronte a questa realtà la direzione da percorrere dovrebbe essere, guardando agli interessi del mondo del lavoro, il contrario di quello che le organizzazioni sindacali vogliono proporre.
In particolare la strategia dovrebbe convergere sulla necessità di non fornire ulteriori strumenti di disgregazione di quello che è il mondo del lavoro e della coscienza delle persone.Gli interessi da salvaguardare sono trasversali ai vari settori di appartenenza ed alle varie realtà, in particolare sul fronte della lotta al precariato maggiore dovrebbe essere la pressione nei confronti del governo.

Partendo da queste prime considerazioni cercheremo di indagare sul fronte dell’offerta quella che è la qualità del lavoro che oggi è presente da noi. In funzione anche di quella che è la parola d’ordine che , sia dal fronte politico che industriale, arriva: riconvertire l’apparato produttivo per produrre una offerta di lavoro più qualificata come se questa fosse una soluzione. ma in presenza di questa struttura e di questa composizione non accadrà nulla di salvifico e i laureati affolleranno i call center.

26 settembre 2013

Telecom. O si difende l’Italia o si muore.

Agli italioti piace l’aria fritta. Tutti che insorgono per la difesa del made in Italy e si sono scordati che Telecom è una società di servizi, non produce manufatti e di made in Italy non c’è un cazzo. Solo la rete ,che se vuoi far telefonare è un dettaglio necessario. Però ho qualche dubbio che la tecnologia (della rete) sia made in Italy.Forse una parte dei cavi, ma le centraline? Non capisco, poi, perché s’incazzano. Telecom ha società in Brasile e Argentina e uno si chiede come mai. Forse perché in questo sistema uno che di mestiere fa il capitalista o è azionista alla fine dei conti di dove fai i soldi non gli importa un cazzo? Di quelle che sono le condizioni meno che mai? Se volete bene ai padroni della Telecom e ai suoi lavoratori, forse, avreste dovuto buttare nel cesso le offerte della tre o di vodafone. Però con il cellulare ultimo grido a 10 eurozzi al mese vi piace andare in giro, e allora? E allora siete solo una banda di confusi e pure ignoranti. Belli, il capitalismo è questo. Era bello quando i cinesi facevano i cinesi senza rompere il cazzo e noi le vacanze a Rimini insieme ai tedeschi. Poi quelli hanno deciso di fare un po’ di capitalismo pure loro, e lì sono iniziati i cazzi. E pensate che sia semplice tornare ad una situazione in cui loro danno a noi senza avere nulla in cambio? la conoscete la storia del colonialismo, no? Beh, allora invece che fare i fichi esperti di cose di cui non sapete un cazzo, provate a convincere i cinesi, gli spagnoli e tutto l’ambaradan che se ieri toccava a loro, oggi tocca a noi e domani, finito il giro di chi è più competitivo per metterlo int’ e ‘ ciap di un altro, ci sarà solo che da scannarci per un tozzo di pane tutti insieme appassionatamente. Ah, mi informano che è già così.
24 settembre 2013

Le tasse

C’era ‘na tipa davanti a me, in cartoleria, che ha comprato quaderni e penne per la scuola. La figlia era con lei. Al momento di pagare la cassiera le chiede ” A chi fatturo?” e lei ” al mio studio”. La cassiera ” allora metto nella descrizione una cosa che non ci rompa le balle”. Questo è un piccolo esempio per dire :

1- la signora compenserà l’IVA pagata con quella che fa pagare ai suoi clienti

2- quello che ha speso (il netto) lo potrà sottrarre come costo e, quindi, diminuirà alla fine la componente di reddito tassabile.
Un operaio, una cassiera, un netturbino, insomma uno sfigato qualsiasi questa opportunità non ce l’ha. Pagherà l’IVA per intero e non avrà modo di diminuire il reddito su cui pagare le tasse.
Quando vi raccontano che si pagano troppe tasse, chiedetevi sempre chi è che paga alla fine le “tasse”. Un qualsiasi lavoro da libero professionista ti permette di scaricare una serie di costi che da cittadino qualsiasi non ti è concesso. Avere mai visto  quando andate a fare benzina quelli che si fanno timbrare la carta carburante?
Quelli che immatricolano come autocarro un  SUV?  Secondo voi tutta quella roba a che serve? C’è gente che intesta due macchine alla società e ci fa girare tutta la famiglia. Oppure quando vanno in vacanza, in aereo, mettono nel conto dell’azienda il costo del biglietto aereo.Questo per dire che? Non fatevi prendere per il culo.


Torniamo su ‘sta storia delle tasse. Dice ” scateni una guerra tra poveri”, dico ” è una cazzata, i poveri li so distinguere. come i paraculi. e poi, alla fine, è l’unico strumento che vedo ora per riprendere un po’ di quello che è mio” Certo molto limitato ma… facciamo un esempio piccolo. Vai al bar (e già qui si potrebbe scatenare l’ironia: vai al bar? che culo!) Sì, vado al bar (echecazzo). Bevo il mio caffè e pago il mio eurozzo. Scontrino manco se piangi in cinese. Dice: cagacazzo, occupati di questioni più serie” dico ” Mo ti spiego, ascolta” Su quell’euro c’è l’IVA al 10%. Questo significa che 10 centesimi il tipo dovrebbe trasferirli allo stato (o compensarli con l’IVA che paga lui). Se non mi fa lo scontrino questo non avviene e lui si becca quei 10 centesimi che, in ogni caso, pago io e che per lui costituiscono un semplice trasferimento (è come se agisse da sostituto d’imposta). In più sui 90 centesimi non paga le tasse. Ora, non vuoi darmi lo scontrino? Bene, spiegami perché non mi fai pagare il caffè 90 centesimi invece che 1 euro brutta testa di cazzo. Intaschi soldi miei e in più, poiché non utilizzi quell’IVA per compensare, magari vai in credito d’imposta. E poi perché non ci dividiamo al 50% quello che risparmi in tasse? Ora, provate ad estendere ‘sto ragionamento su tutta una serie di “mestieri”, a caso: quello che ti ripara la macchina, lo stagnino, l’avvocato etc. Dice “eh, ma quelli prima ti chiedono se vuoi la fattura e poi mettono l’IVA” dico” e allora perchè non FAMO a metà di quello che risparmi in tasse e dell’eventuale credito d’imposta sulla tua IVA?” Certo, ci stanno questioni più serie. Dico solo che i bottegai è difficile che facciano la rivoluzione, come i liberi professionisti. Ci sarà un perché.
19 luglio 2013

Spending review

Spending review, il supercommissario guadagnerà 950mila euro in quattro anni, a questo aggiungete che se ha altre entrate non è previsto alcun divieto di cumulo. Pensate che non ci sia qualche ragioniere di solida esperienza che costi di meno? Oppure una “mandria” di laureati in economia e commercio a cui far fare di conto? Questi ci pigliano per il culo e, prendendoci per il culo, ci vorrebbero anche educati, di buone maniere e non scurrili. Alla fine penso che faccia bene il figlio di Ligresti che passa il tempo, in attesa di tempi migliori, nella sua villa bordo piscina in Svizzera. Lui che può.Dicono che la Svizzera sia il paese più felice della terra seguita dalla Norvegia. E grazie al cazzo, dico io. Mentre lui fa le vacanze bordo piscina da queste parti un sacco di gente farà le vacanze bordo ringhiera (del balcone di casa), in posti amni tipo Falchera o Mirafiori. 

Intanto Alfano dà la mano a Letta che dà la mano a quella che volevate come presidentessa della repubblica, la Bonino. Un’altra che si immolerebbe per la causa, infatti co’ ‘sta cippa lippa che dà le dimissioni. Sai che palle zitella e stronza ai giardinetti. Una cosa sola di buono potevano fare i talebani, tenersela. E invece no, ce l’hanno rimandata sana e salva.

24 giugno 2013

Brasile

Seguo con un certo fastidio un po’ di dibattiti su quello che accade in Brasile. naturalmente emergono quelli che ti dicono” e cazzo, lì c’è una di sinistra. Sicuramente è in atto una manovra di destabilizzazione. sai, il Brasile fa parte dei BRICS e l’impero (gli americoni) non gradiscono”
L’analisi è tutta qua.
Certo, ci sta qualche articoletto a sostegno della tesi scritto da uno che ti mette la foto di uno che vuole pure l’esercito nelle strade.
A me viene in mente che se ad un certo punto gente incazzata scende nelle strade per reclamare condizoni di vita dignitose forse, in realtà, quello sviluppo e quei soldi che arricchiscono le statistiche sono finiti nelle tasche dei soliti noti.
Poi ‘sta storia dei BRICS e dell’imperialismo è surreale. tenuto conto che di imperi di varia forgia e natura ne abbiamo visti un po’ nel corso dei secoli viene da chiedersi quante volte uno si dovrebbe re-incarnare per avere diritto a che, mente protesta, non gli rompano i coglioni con gli imperi.
Mi viene in mente che l’Ecuador ha nazionalizzato gas e petrolio rompendo i coglioni proprio a Petrobras che è la compagnia statale di estrazione brasiliana. Sarà mica stato, in piccolo, un modo di combattere un po’ d’imperialismo locale?
Torneremo sull’argomento con qualcosa di più strutturato, in termini di informazioni ed argomenti, per capire che accade. La sensazione è che non siamo di fronte al bengodi del socialismo. Indi per cui mi sono dedicato a qualche consiglio per quelli delle favelas.

“Mi raccomando, se sei povero,se vivi in una favelas,se ti incazzi se non hai un ospedale decente, se con il salario di merda che hai non riesci a tirare avanti, se quelli ricchi sono sempre più ricchi, e poi quando fanno le statistiche con la media del pollo ti dimostrano che grazie al fatto che loro sono diventati 100 volte più ricchi tu stai meglio grazie alla matematica dei polli, se pensi che hai una vita e che non puoi aspettare che sconfiggano l’impero americano perché sai che un impero ci sarà sempre a scassarti la minchia, se pensi che niente giustifica uno stadio da 200 milioni di euro mentre tu non arrivi alla fine del mese, se continui a lavorare 12 ore al giorno, se ogni anno 16.000 persone vengono ammazzate a rivoltellate nel tuo paese, se per muoverti devi chiedere prima il permesso a quello delle gang e poi al posto di blocco della polizia…insomma se sei dentro fino al collo nella tua vita di merda non incazzarti. Prima dobbiamo sfogliare il libricino per capire se hai diritto a stare nu poco ‘nquartato senza prenderti dell’imperialista servo dell’impero del male e dare libero sfogo solo ad una civile protesta (magari di sabato come fanno da noi).

p.s.
la risposta più probabile? foda-se (vaffanculo). E poi andiamo a dire buffoni ai nostri…”

5 giugno 2013

Il fondo monetario internazionale. Cazzari e criminali

Questione di moltiplicatori, capita che ti sbagli e qualche milione di persone va dal culo.

“Strettamente confidenziale». Con questa dicitura sulla copertina del rapporto il Fondo monetario internazionale ammette di aver sbagliato nel salvataggio di Atene: l’Fmi ha pesantemente sottovalutato i danni delle misure di austerità prescritte nel piano di salvataggio concesso alla Grecia.


Si tratta del secondo capitolo di quell’errore di valutazione sul peso delle misure di austerità che già aveva adombrato il capo economista Olivier Blanchard quando aveva ammesso che il Fondo aveva usato un moltiplicatore sugli effetti delle politiche recessive sulla crescita dello 0,5, mentre quello vero era del 1,5.” fonte: sole24ore

In soldoni questo significa che questi soloni hanno basato le loro politiche d’austerità immaginando che per ogni euro di spese tagliate l’economia si sarebbe contratta solo per 0,5, il che significa che più tagli maggiore è il ritorno in termini di efficienza del sistema che alla fine ci guadagna. Peccato che ad un euro di taglio è corrisposta una contrazione per 1,5.

Questa cosa fa il paio con questa perla ” In quel momento era già uscito l’altro paper simbolo dell’austerità, scritto da Rogoff e Rheinardt, che aveva indicato nel 90% del Prodotto interno lordo la soglia massima di debito pubblico che un’economia avrebbe potuto sostenere. Questo studio è stato pesantemente messo in discussione in queste settimane dopo che uno studente dell’università del Massachusetts ha trovato, insieme ai suoi professori, una lunga serie di errori che ha inficiato parte dell’analisi dei due economisti statunitensi, anch’essi di Harvard come Alesina ed Ardagna. “

Quindi occhio ai numeri e soprattutto occhio ai titoli di certa gente, alla fine fare i fighi come Oscar Giannino con le chiacchiere è un attimo, così come è un attimo trovarsi con le pezze al culo. Molto meglio un vecchio ragioniere.

12 Maggio 2013

Il lavoro salariato e le sue catene. Passando da un po’ di moralisti.

Adriano Zaccagnini è un ragazzotto prestato alla politica dalla società civile. ha vinto la lotteria ed ora fa il deputato. Il suo vate gli ha gentilmente detto di restituire i soldi che non spende come da contratto firmato di fronte ad un avvocato. Il ragazzotto se l’è presa e invece che occuparsi del bene della nazione è angustiato da questa figura di merda fatta in mondo visione.

Parla di gogna mediatica e ribalta le accuse sul suo guru circa la poca trasparenza sulla gestione dei fondi. Passando da quelle parti quelli del PD non hanno perso la ghiotta occasione per fare un po’ di casino con tale Fioroni. Addirittura hanno fatto un’interrogazione parlamentare su come Grillo gestisce i soldi del movimento (quelli del finanziamento pubblico). Sì, proprio loro. Quelli che facevano la cresta in tutti i consigli regionali dell’universo mondo meno che quello del pianeta Marte dove non ce li hanno voluti. Dicevamo del ragazzotto. Tra le cose che lui suggerisce c’è il finanziamento delle fattorie ecosostenibili, quella roba da fighetti che dalle parti di Mirafiori (dove ancora avvitano bulloni i pochi non disoccupati) non sanno cosa siano. Questo fa tutto questo volo pindarico per dire che lui i soldi non è che se li vuole tenere NOOOOOOOOOO, dice solo che è una questione di giustizia sociale. E che cazzo, altro che il salario di cittadinanza a 1.000 euro al mese. Qua ballano 10.000 eurozzi al mese, mica cazzi. Guardatelo in faccia il Zaccagnini, poraccio. Dai fate una colletta che se no gli tocca andare ad abitare in periferia a Roma.

p.s.

voi che li avete votati (tutti)meritate di stare sui ceci in ginocchio per sei anni.

Qui un dotto articolo che tratta la questione.

http://www.huffingtonpost.it/2013/05/11/adriano-zaccagnini-m5s-co_n_3258500.html?utm_hp_ref=mostpopular#slide=2437107

I soldi nella vita delle persone “normali” sono una cosa seria, questi invece ci fanno moralismo spicciolo e ci giocano pure. I soldi sono una cosa seria perché determinano la capacità delle persone di soddisfare tutta una serie di bisogni. una volta si poteva dire che soddisfatti quelli primari ci si poteva dedicare a quelli che fanno parte di quelli secondari.
Uno ci ha fatto pure una piramide di questi bisogni, una roba che nelle aziende viene utilizzata per spiegare e dare sostanza a quelle che chiamano “politiche sulle risorse umane” e che di solito sono strettamente collegate a quanto in termini di salario ti viene riconosciuto per le tue “competenze”, la tua capacità di stare alle regole e di essere soggetto integrato in quel sistema di valori.

Tutto riconosciuto da quella somma extra che segna la differenza tra te e gli altri.
Naturalmente queste cose lasciano il tempo che trovano in tempo di crisi, quando si tratta di licenziare e ristrutturare aziende. Quando si creano disoccupati ed emarginati. E allora è già tanto se ti puoi occupare della soddisfazione dei tuoi bisogni fisiologici.

Rimaniamo in tema di soldi, di redditi e di lavoro.
C’è un grafico interessante che racconta quanto “lavoro” viene prodotto a Torino e provincia. Racconta alcune cose, tra queste alcuni dati che fotografano la realtà meglio delle cazzate sui discorsi fatti in tema di mobilità e flessibilità:
1- un contratto a tempo determinato che iniziava a Gennaio nel 2008 e si concludeva mediamente l’8 Luglio dello stesso anno nel 2012 si concludeva il 31 maggio ( 1 mese ed otto giorni in meno).
2- la cassa integrazione rispetto al 2008 è aumentata del 308%, la mobilità indennizzata dell’8% e quella non indennizzata del 101%
3- Rispetto al 2008 i contratti di lavoro attivati sono stati il 17% in meno con una caduta delle giornate lavorative del 46%. 



Ora, so che urterò la suscettibilità dei teorici della società liberata dalle catene del lavoro salariato ma quelle fredde cifre rappresentano drammi esistenziali, separazioni di nuclei familiari, individualismo, ricatto e tutto quanto fa il gioco di questo sistema.
Quindi la domanda è che fare in questa situazione? fare un salto culturale in cui ci si ritroverà come quattro amici al bar parlando della schiavitù da lavoro salariato, o interrogarsi su come cambiare i rapporti sociali che derivano proprio da questa struttura di dipendenza. C’è un problema, per me, che se non risolto farà rimanere il tema della discussione nell’ambito, al massimo, della elemosina sociale fatta per togliersi di mezzo un po’ di rompicoglioni, ed è quello del possesso dei mezzi di produzione e del loro frutto. Senza quelli e senza la soluzione di questo il resto è aria fritta da radical chic.

7 Maggio 2013

Macroeconomia e microeconomia per dummies

Mo ci sta ‘sto fatto che il guru scende tra i discepoli e dice loro di non occuparsi di macroeconomia; questi lo hanno preso in parola, infatti si occupano di microeconomia e quindi delle tasche loro. Ricordate la storia dei costi della politica? Bene, tra questi non rientrano quelli della diaria e dei rimborsi vari perché, secondo questa logica, quelle sono spese vive da rendicontare per la trasparenza; però con quello che rimane ci vogliono fare i cazzi loro (parliamo dei pentastellati). 

Bene, al popolo bue ‘ste cose vanno bene. In fondo quei poveri ragazzi lavorano nell’interesse della collettività, e qualche spicciolo lo fanno già risparmiare.
Dicevamo della macroeconomia, definirla non è una cosa semplice. Si viaggia sui massimi sistemi e le correnti di pensiero  sono le più disparate. Sono curioso di capire qual’è quella a cui fa riferimento il guru. Intanto la cruda realtà ci dice che la disoccupazione aumenta, e che prima del 2020 non ci saranno cazzi il massimo che possiamo sperare è che scenda al 9% per quella data. Badate bene in questi dati non compaiono i disoccupati scoraggiati, e l’Istat dice che sei disoccupato se non lavori da almeno sei mesi, e se hai fatto qualcosa per cercarti un lavoro. Se poi uno allarga l’indagine e ci mette dentro anche quelli che sono precari da una vita, o che lavorano part time, il quadro diventa ancora più grigio.
La piena occupazione è un’utopia. Basterebbe solo leggere le statistiche dei paesi occidentali degli ultimi 30 anni. Finita quella che fu chiamata l’età dell’oro (anni 60/70) è iniziato il triste declino.
E allora se è un’utopia a che servono tutti i discorsi e le preoccupazioni che si sentono in giro? Fondamentalmente a due cose:
la prima, rendere ancora più ricattabile chi un lavoro ce l’ha già, e fare in modo che chi ci entra lo faccia con sempre meno garanzie e diritti e a costi più bassi.
la seconda garantire quella parte di ricchezza sempre più appannaggio di élite impegnate a garantirsi rendite di tutti i tipi, e in tutti i modi. Uno di questi è spremere quello che, ecumenicamente, viene definito fattore della produzione (uomo). La carne viva. Quelli che nessuno definisce più in termini di classe e di interessi perché fa più fico parlare di consumatori. E si sa che il massimo dell’interesse di un consumatore è qual’è il nuovo modello dell’iphone. Cazzo gli frega dell’affitto o del mutuo.
‘Sto fattore della produzione è un soggetto strano, essendo anche consumatore ed entità biologica ha bisogno di consumare per vivere. Per farlo usa quello che i signori gli danno come salario, con una parte di questo lui ci vive e ci si arrabatta comprando “sogni”. Se non gli basta fa debiti. Il debito è in primo luogo una condizione di sudditanza “morale”, una roba su cui nella notte dei tempi ci hanno fatto pure i pilastri di un po’ di religioni. Sono anche una bella corda al collo per la tua vita, i debiti. Mettici anche mogli e figli e poi mi racconti. Immaginate quelli che cedono il quinto dello stipendio quanta voglia hanno di scioperare per migliorare le loro condizioni, ad esempio.
 Qualche antropologo dice che crediti ed i debiti hanno dato il là alla creazione del denaro come mezzo di riconoscimento, e certificazione pratica, di quell’impegno morale. Dicevamo dei debiti, sui debiti si fa business, si gioca sul grado di rischio e si prestano soldi. Però, siccome quelle élite hanno sempre più bisogno di spremerlo ‘sto fattore della produzione capita che un bel giorno, quando non gli conviene, vanno da un’altra parte dove costa meno e a quello gli danno un bel calcio nel culo.
E lì ti cade il mondo addosso. Ma mica solo a te. Tutta la fuffa legata a questi semplici principi inizia a scricchiolare e viene giù. Che poi è una cosa strana se ci pensi, sulla fuffa quei signori ci vogliono spremere ancora di più. Mica è un caso se anche la monnezza è diventato un business.

Naturalmente sotto le macerie ci rimangono i più deboli, gli altri o sono impegnati a cercarsi un nemico fuori dalle mura di casa o pensano che in fondo basta rimettere a posto l’equazione “produzione moneta=produzione lavoro” per risolvere tutto. Oppure corrono dietro alla chimera del posto di lavoro fisso, alla condizione che devi essere disposto ad accettare un po’ di merda per non so quanti anni.
E’ crudele ‘sto mondo, lo so. E voi pensate solo perché siete laureati in cazzologia di meritare di più e di diventare ricchi. Basterebbe solo ripassare un po’ di geometria e ricordare come è fatta una piramide e capire dove state voi per iniziare a ragionare, e pensare  che o la rovesci la piramide oppure non ci sono cazzi. Devi sperare di diventare onorevole e di poter contare sulla diaria.

2 Maggio 2013

La manovra economica di Grillo e soci

Ho letto qualcosa della contromanovra finanziaria dei grillini e sono rimasto colpito. Se quello che pubblicano è vero c’è da preoccuparsi.
In sostanza ci sono robe tipo : abolizione dell’IMU sulla prima casa (come Berlusconi) per tutti, da Grillo con l’appartamentino di 24 stanze vista mare a Pasquale che fa il fabbro e vive in barriera di Milano in una casa a ringhiera di 40 m2. Per me che pago l’affitto un cazzo di niente, compagni.

Eliminazione della Tares (no non pagamento in funzione del reddito e dei mq, una roba da socialisti), quindi che cazzo ci frega della monnezza e degli spazzini. Mi chiedo chi glielo pagherà il gasolio al camion che tutte le mattine sotto casa vuota i bidoni, ma mi si dirà che queste sono quisquiglie.
Passiamo avanti, non manca l’immancabile riferimento alla BCE che deve stampare moneta e garantire i debiti degli stati. Questa è una cosa strana, tutto si riduce magicamente a questa favola. Come se la probabile inflazione a botte del 20% che ti si mangia il salario sia un dettaglio di second’ordine. I debiti della PA si pagano con il risparmio postale (quello dei pensionati, perché i miliardari non me li vedo con il libretto). C’è poi la piccola patrimoniale di Monti sui c.c. Se hai più di 5.000 euro di liquidità paghi lo 0,15% come tassa (compresi investimenti in titoli, azioni,obbligazioni etc.). Prima era un bel 34 euro che valeva per tutti. Evidentemente il loro interclassismo li porta a proposte più liberiste di quelle di Milton Friedman e soci. Non manca il fatto che bisogna farsi carico degli investimenti produttivi, che è una bellissima formula che non vuol dire un cazzo. Se metto su una ditta di pulizie il lavoro è produttivo come quello di chi produce viti e bulloni? O c’è una differenza. Il bello deve venire: la Germania deve garantire per i paesi più deboli e farsi carico dei fallimenti. Per carità, io sono d’accordo. Qualcuno però lo vada a dire ai tedeschi. Magari ci rivela come si dice vaffanculo in slang teutonico. Vabbè, passiamo ad altro, c’è topolino in TV.
30 aprile 2013

Economia e potere

Quali conseguenze ha prodotto l’austerità?
Ha distrutto una parte importante del tessuto industriale, delle piccole e medie imprese. 

Questo il passaggio dell’intervista ad un fenomeno che parla di crisi su infoaut. I nostri per darsi un po’ di contegno hanno scovato l’economista che insegna in Svizzera e che mette in fila una serie di banalità e di cazzate imbarazzanti.
Questa è una di quelle. Varrebbe la pena spiegargli che il tessuto economico italiano, fatto per lo più da piccole aziende che producono basso valore aggiunto, sono massacrate proprio dalla competizione con altre aziende in altre latitudini in cui il “fattore” economico “costo” del lavoro (che è l’elemento determinante in questo tipo di competizione) è la discriminante e fa la differenza.L’austerità c’entra come i cavoli a merenda ed è uno degli elementi della crisi del capitalismo, ma non l’elemento che genera i cambiamenti quanto quella che li registra sul fronte sociale e li radicalizza. I padroni de-localizzano dove costa di meno o chiudono se non hanno capacità e risorse per farlo. Perché lo fanno? Perché quello che producono in termini di valore di scambio vale sempre meno ed i consumi qui non garantiscono più spazi nel mercato.Produrre scarpe o suole come nel distretto di Macerata, se il prodotto non offre sostanziali differenze con quanto producono in Cina o in Albania, semplicemente non conviene più. Questo processo è iniziato in Italia nel 1990 e quello che lo ha determinato è a monte, non a valle.La finanza, i cambiamenti negli assetti produttivi, lo spostamento dei capitali in altri posti sono elementi di un unico corpo. Non sono segmenti distinti sui quali è possibile intervenire a prescindere dal resto. Rivendicare il salario minimo di cittadinanza è una bella cosa, così come chiedere di pagare meno tasse. Se si opera solo in quella direzione non si ottiene nulla se non a scapito di altri soggetti o servizi per la collettività. Porsi il problema del cambiamento significa porsi la questione del potere. Bisognerebbe parlare di economia e lotta di classe. Ma questi parlano d’altro.