Il lavoro salariato e le sue catene. Passando da un po’ di moralisti.


Adriano Zaccagnini è un ragazzotto prestato alla politica dalla società civile. ha vinto la lotteria ed ora fa il deputato. Il suo vate gli ha gentilmente detto di restituire i soldi che non spende come da contratto firmato di fronte ad un avvocato. Il ragazzotto se l’è presa e invece che occuparsi del bene della nazione è angustiato da questa figura di merda fatta in mondo visione.

Parla di gogna mediatica e ribalta le accuse sul suo guru circa la poca trasparenza sulla gestione dei fondi. Passando da quelle parti quelli del PD non hanno perso la ghiotta occasione per fare un po’ di casino con tale Fioroni. Addirittura hanno fatto un’interrogazione parlamentare su come Grillo gestisce i soldi del movimento (quelli del finanziamento pubblico). Sì, proprio loro. Quelli che facevano la cresta in tutti i consigli regionali dell’universo mondo meno che quello del pianeta Marte dove non ce li hanno voluti. Dicevamo del ragazzotto. Tra le cose che lui suggerisce c’è il finanziamento delle fattorie ecosostenibili, quella roba da fighetti che dalle parti di Mirafiori (dove ancora avvitano bulloni i pochi non disoccupati) non sanno cosa siano. Questo fa tutto questo volo pindarico per dire che lui i soldi non è che se li vuole tenere NOOOOOOOOOO, dice solo che è una questione di giustizia sociale. E che cazzo, altro che il salario di cittadinanza a 1.000 euro al mese. Qua ballano 10.000 eurozzi al mese, mica cazzi. Guardatelo in faccia il Zaccagnini, poraccio. Dai fate una colletta che se no gli tocca andare ad abitare in periferia a Roma.

p.s.

voi che li avete votati (tutti)meritate di stare sui ceci in ginocchio per sei anni.

Qui un dotto articolo che tratta la questione.

http://www.huffingtonpost.it/2013/05/11/adriano-zaccagnini-m5s-co_n_3258500.html?utm_hp_ref=mostpopular#slide=2437107

I soldi nella vita delle persone “normali” sono una cosa seria, questi invece ci fanno moralismo spicciolo e ci giocano pure. I soldi sono una cosa seria perché determinano la capacità delle persone di soddisfare tutta una serie di bisogni. una volta si poteva dire che soddisfatti quelli primari ci si poteva dedicare a quelli che fanno parte di quelli secondari.
Uno ci ha fatto pure una piramide di questi bisogni, una roba che nelle aziende viene utilizzata per spiegare e dare sostanza a quelle che chiamano “politiche sulle risorse umane” e che di solito sono strettamente collegate a quanto in termini di salario ti viene riconosciuto per le tue “competenze”, la tua capacità di stare alle regole e di essere soggetto integrato in quel sistema di valori.

Tutto riconosciuto da quella somma extra che segna la differenza tra te e gli altri.
Naturalmente queste cose lasciano il tempo che trovano in tempo di crisi, quando si tratta di licenziare e ristrutturare aziende. Quando si creano disoccupati ed emarginati. E allora è già tanto se ti puoi occupare della soddisfazione dei tuoi bisogni fisiologici.

Rimaniamo in tema di soldi, di redditi e di lavoro.
C’è un grafico interessante che racconta quanto “lavoro” viene prodotto a Torino e provincia. Racconta alcune cose, tra queste alcuni dati che fotografano la realtà meglio delle cazzate sui discorsi fatti in tema di mobilità e flessibilità:
1- un contratto a tempo determinato che iniziava a Gennaio nel 2008 e si concludeva mediamente l’8 Luglio dello stesso anno nel 2012 si concludeva il 31 maggio ( 1 mese ed otto giorni in meno).
2- la cassa integrazione rispetto al 2008 è aumentata del 308%, la mobilità indennizzata dell’8% e quella non indennizzata del 101%
3- Rispetto al 2008 i contratti di lavoro attivati sono stati il 17% in meno con una caduta delle giornate lavorative del 46%. 



Ora, so che urterò la suscettibilità dei teorici della società liberata dalle catene del lavoro salariato ma quelle fredde cifre rappresentano drammi esistenziali, separazioni di nuclei familiari, individualismo, ricatto e tutto quanto fa il gioco di questo sistema.
Quindi la domanda è che fare in questa situazione? fare un salto culturale in cui ci si ritroverà come quattro amici al bar parlando della schiavitù da lavoro salariato, o interrogarsi su come cambiare i rapporti sociali che derivano proprio da questa struttura di dipendenza. C’è un problema, per me, che se non risolto farà rimanere il tema della discussione nell’ambito, al massimo, della elemosina sociale fatta per togliersi di mezzo un po’ di rompicoglioni, ed è quello del possesso dei mezzi di produzione e del loro frutto. Senza quelli e senza la soluzione di questo il resto è aria fritta da radical chic.

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